RIFLESSIONI A TIEPIDO

 Sento un brontolio nello stomaco, un desiserio di vomitare tutto l'amaro che ho in bocca.

La stanchezza gioca brutti scherzi, la frustrazione peggio fa, ma,cercando di dare spazio alla testa e non alla pancia, vedo di procedere.

Sento forte e inarrestabile, almeno per ora, il declino della scuola come agenzia di formazione e didattica e educativa.

Si combatte contro una torma di mulini a vento azionati da un'insana speranza: la complicità delle famiglie.

Intendiamoci, non voglio generalizzare, perchè la partita ce la si gioca al 50 e 50.

Però, quella metà che rema contro si fa sentire e pesa sul contesto classe.

Sono i genitori chioccia, quelli che ancora pensano di covare un ovetto che si è ormai schiuso da tempo. 

Fermi, immobili non vedono che il pulcino è nato ed è diventato ormai  un  galletto con tanto di crestina, che alza  e mostra con fare fiero.

Ecco allora l'epifania negativa: tutto è compiuto; i genitori non sono pronti, disarmati e disarmanti.

Attaccano la scuola se chiede poco, se chiede troppo, se non interviene, se interviene, se rapida prende posizione, se temporeggia.

Chiedono aiuto agli insegnanti, come si va dal medico a farsi prescrivere un farmaco, aspettandosi un cambiamento repentino e non pensano che, in realtà, la riabilitazione necessita anche e soprattutto di cure domestiche.

Chiedono aiuto, ma degli insegnanti, di alcuni, non di tutti, non si fidano: temono vendette e ripicche sul piccolo galletto, che gli si possano tarpare le piccole ali dal giovane piumaggio.

 

Cari genitori, nessuno vuole impedire il volo, nè punire, nè meditare vendetta. Si vorrebbe solo svolgere il proprio lavoro in tranquillità, senza doversi improvvisare psicologi, assistenti sociali, consulenti matrimoniali.


E se non c'è fiducia in noi, non scomodatevi a chiedere il nostro intervento, chè abbiamo di meglio da fare.


Sono madre anch'io, una pessima madre, che trascura la propria figlia per accudire quelli degli altri, che spende il proprio tempo tra telefonate e mail per tamponare le falle di una sistema che è diventato garantista e non più meritocratico.

Sono una madre che, prima di sedersi al tavolo della concertazione con la propria figlia, le dà uno "sciaffon" e poi, solo poi, l'ascolta.

Sono una madre di cui la fglia ha timore.

Sono una madre che lascia la propria figlia scontrarsi con le piccole e grandi difficoltà della sua età, che non l'aiuta nei compiti scolastici, a cui non ha mai preparato lo zaino, che non sa quando ci sono verifiche o interrogazioni.

Una madre che non scende a patti, che non permette alla figlia di dare per scontati pazienza, devozione e supporto, perchè crede che, anche da piccoli, i figli debbano imparare l'arte della gratitudine.

Sono una madre che concede una libertà vigilata, che se coglie in fallo, rimprovera e punisce.

Una madre di merda!

Allora, cari genitori, ognuno si tenga i propri pargoli: io la mia povera gallinella spennata, voi i vostri aitanti galletti.

"A ciascuno il suo", lo diceva anche Sciascia!

E che il tempo compia il suo implacabile disegno.

Amen

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