ATTI OSCENI IN LUOGO PRIVATO: L'AUNICA COSA DI OSCENO E' NON LEGGERLO
Marco MISSIROLI
ATTI OSCENI IN LUOGO PRIVATO
Torno
finalmente a occuparmi di libri, e che libro!
Erano
settimane che non mi sentivo travolta da un fiume in piena. Questo è quello che
mi è accaduto quando ho aperto “Atti osceni in luogo privato”.
Comperato
da Tiziana prima di partire, l’avevo, a dire il vero, già adocchiato da un po’,
l’ho preso in mano due giorni fa per divorarlo nel corso di due notti.
Privilegi
dell’estate: niente sveglia al mattino che ti richiama ai tuoi doveri, le ore
della notte che si dilatano a dismisura.
Il
silenzio attorno a te. Tutti dormono, fuori il canto dei grilli e tu accucciata
nella tua poltrona. Fuori dal tempo.
Ogni
tanto butti un occhio all’orologio, ma nonostante l’ora tarda, ti rituffi tra
quelle pagine che sembrano fagocitarti come un onda gigantesca.
E
leggi, leggi perché non riesci a fare altro, perché una forza misteriosa, quasi
un imperativo categorico, ti impone di non staccare dalle tue mani quell’involucro
di pagine ripiegate su se stesse.
Leggi,
leggi fino a quando una voce esterna, la ratio, non ti dice che sono le 03:00,
tra qualche ora ti aspetta un’escurione di due ore abbondanti su per i pendii
degli Appennini, magari qualche ora di sonno potrebbero giovarti.
Ti
dirigi in camera da letto, appoggi delicatamente il tuo volumetto sul comodino,
quasi a volerti scusare per il repentino abbandono, spegni la luce e provi a
dormire.
Il
pensiero però è ancora là, tu sei ancora là, nelle vie di Parigi con Libero, ai
Deux Magots a chiacchierare di letteratura.
Stai
degustando i cappelletti alla scorza di limone di Madame Marsell.
Difficile
partire.
Ti
svegli al mattino con gli occhi gonfi che bruciano per la lettura notturna, ma
con l’entusiasmo della fidanzatina che sa di avere un appuntamento serale col
ragazzo dei suoi sogni.
Prepari
lo zaino per la giornata e tra panini e
creme solari protezione 50 trovi il posto anche per lui, il tuo romanzo.
Ci
ripensi e lo riponi sul comodino in compagnia dei tuoi occhiali da lettura. A
più tardi.
E
arriva finalmente il momento di riprendere il viaggio, di tornare a Parigi e
poi spostarsi a Milano, la tua città, quella città che attraverso gli sguardi
di Libero diventa più tua e ti fa tenerezza.
La
Statale, via Festa del Perdono, il Bar
della Crocetta, i palazzi di Corso di Porta Romana, le bettole del lungo
Naviglio.
Anche
tu ci sei stata, ci hai vissuto giorni, mesi, anni.
Ti
domandi stupita come sia stato possibile non incontrare Libero, non aver
intrecciato il tuo destino col suo.
Forse
eri distratta e non ti ricordi di un giovane che spillava la birra in un locale
con la tappezzeria gialla.
Eppure,
qualcosa di familiare c’è.
Ti
sembra di averlo conosciuto da qualche parte, nel tuo infinito vagabondare per
la Milano notturna.
Forse
vi siete sfiorati la mano mentre scartabellavate qualche libro al Libraccio o
uno sguardo di sfuggita tra i vialetti dl Parco Sempione, mentre LUI stava facendo
sgranchire le zampine a Palmiro Togliatti.
E si
sono fatte le 03:30.
Mancano
una manciata di pagine alla fine.
Ti
viene quasi l’istinto di chiudere il libro e ricominciare tutto dall’inizio,
come quando le vacanze volgono al termine e tu vorresti riavvolgere la bobina
del tempo per tornare al primo giorno di libertà.
Ma
non si può.
Allora
prosegui assaporando fino in fondo le parole, le pause, gli attimi di
sospensione.
Poi
eccola, l’ultima frase.
Chiudi.
Spegni
la luce e un’infinita nostalgia di invade.
Il
tuo amico è partito e tu sei rimasto sul marciapiede della stazione col tuo bagaglio di ricordi.
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