Biondillo stupisce ancora

Gianni Biondillo

COME SUGLI ALBERI LE FOGLIE


La Prima guerra mondiale come non era ancora stata raccontata.  Sarebbe già sufficiente per riassumere il nuovo romanzo di Biondillo, architetto e prolifero giallista milanese.

Sarebbe sufficiente, ma non in grado di trasmettere il senso della storia che guarda se stessa mutare.

Perchè è quanto l'autore racconta nel suo testo: un prima e un dopo.

In un gioco teso tra ricordi e anticipazioni viene dipanata la vicenda dell'Italia a cavallo tra la fine dell'Ottocento e la Grande guerra.

1899: un fanciullo dalla fulva chioma scalpita al desiderio di poter visitare l'Esposizione di Como, il futuro, la tecnologia.
L'Italia sta imboccando la strada del cambiamento e della modernizzazione. Il progresso tecnologico sembra inarrestabile e la felicità a portata di mano.
Il passato pesa come una logora coperta tarlata. Anche la luna appartiene ad un'era antica, soppiantata dalla potenza dell'eletricità.

Un gruppo di artitsti, capitanati da un ormai affermato Marinetti, si prefigge il compito di fare pulizia per lasciare spazio a quel futuro che il bimbo dalla fulva chioma tanto desiderava conoscere.

Quei giovani si chiamano Futuristi e il bimbo, ormai cresciuto, è l'architetto Antonio Sant'Elia.


Le voci e le luci della città sono lontane: alla musica delle balere e alla goliardia dei caffè milanesi si sono sostituiti i rombi dei cannoni e il freddo delle trincee.

La guerra con le sue storture e le sue brutalità diventa la protagonista delle pagine del romanzo e come su un palcoscenico fanno la loro compresa il Vate, Mussolini, Lussu, Ungaretti.

Sono solo comparse, però, perchè tra il fango e lo sterco i protagonisti sono i soldati, coloro che neppure sanno il perchè di tanto dolore, coloro ai quali si ordina cieca obbedienza, coloro che, in nome di una patria che per anni si è dimenticata di loro e che loro, ora, vorrebbero non avere, si immolano.

La narrazione non segue un andamento cronologico, come ci si potrebbe aspettare, ma è giocata tra il prima e il dopo: il sogno di una guerra che, per alcuni, dovrebbe proiettare l'Italia verso un radioso futuro è il tragico scontro con una realtà che di artistico e poetico non ha nulla.

Merito di questo romanzo, gradevolissimo alla lettura, è proprio il saper trasportare il lettore tra queste due realtà tanto lontane tra loro.

Dopo la Prima guerra mondiale nulla è più come prima: i grandi imperi cadono, le speranze muoiono
e risorgono odi ancora più profondi che consegneranno il vecchio continente ala follia delle dittature.

Biondillo gioca con le parole, sperimenta la rocambolesca prosa marinettiana,  ricostruisce il clima dei primi del Novecento, lasciando nel lettore la nostalgia per un'epoca che la follia dei potenti ha cancellato per sempre.

Un romanzo assai differente dai suoi gialli ambientati nella metropoli milanese, ma che con questi ultimi condivide il ritmo narrativo sempre sostenuto e la capacità di emozionare il lettore.

Per chi ama la storia, la letteratura e l'arte, un romanzo da non perdere.


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