Riflessioni domenicali

Domenica, ore 12:08, seduta al tavolo della cucina mentre mi divido tra la preparazione del pranzo e la correzione dell'ennesimo pacco di verifiche.

E intanto penso, penso che vorrei, in questo momento, essere seduta sul balcone della mia casa in montagna, il sole che mi solletica, l'aria fresca, ma non ancora fredda, le fronde degli alberi a regalare qualche sprazzo d'ombra. Un libro, un calice di vino e i monti alle spalle.
La felicità.

Sapevo che tornata a Milano avrei dovuto fare i conti con la nostalgia, ma non pensavo che la frenesia quotidiana sarebbe riuscita così rapidamente a fagocitarmi.

Invece ogni anno è un po' peggio ...

Se guardo le foto della mia vacanza, il viso disteso e rilassato, nessuna traccia di trucco, fatico a riconoscermi e mi chiedo se davvero sia mia quell'esprssione serena.

Qui tutto va a mille e io a cercare di tenere il passo. Ne vale la pena? La domanda ha un retrogusto retorico che non necessita di risposta.

Perdo di vista persone e situazioni e poi sto male perché non sono riuscita ad evitarlo e sono caduta sempre nel solito tranello del senso del dovere.

Vivo così in una dimensione schizofrenica, divisa tra il mio innato essere cazzara e la paura di non tenere sotto controllo il tutto.

Allora soffro e, come dice Natalia Ginzburg in "Le piccole virtù", "mi sento in esilio". Sì, un esilio personale e volontario, dal quale faccio molta fatica a fuggire.

Vivo ad elastico, tesa verso un movimento che poco mi appartiene e ritirata in me stessa in un acciambellarsi che è quasi felino.

Ci sono infatti momenti, sempre più frequenti, che il mio bisogno di isolamento urla per farsi sentire.
Io, però, non lo sto ad ascoltare e corro.

Corro e sto male e mi sento in esilio.Vorrei, come mi concedevo spesso un po'di anni fa, immergermi in una vasca bollente, un calice di vino tra mani e Billie Holiday in sottofondo che mi graffia con la voce.

Poi il divano e un libro ad attendermi, fedele e seducente come un amante premuroso.

E invece di chiudere la porta e nascondermi sotto la mia coperta, la spalanco, mi riempio di impegni e mi sento in esilio.

Da qualche settimana anche la palestra, che più lontana da me non potrebbe essere.

Ma le membra scricchiolano, gli anni avanzano e le giunture, quando mi acciambello, stridono.

Allora via con la vita sana.

Davvero sembro un alieno. Tutti quei muscoli mi fanno senso e, allo stesso tempo ridere.

Prima o poi le prendo, perchè quando vedo questi uomini, sono quasi tutti maschi, spaccarsi in due per sollevare pesi inverosimili ed emettere grugniti modello suino al macello ... A me scappa da ridere.

E poi si guardano allo specchio per vedere di quanti millimetri è cresciuta la loro massa muscolare.

E mi chiedo:" Ma davvero fai?".

A me gli uomini muscolosi non piacciono, li trovo poco armonici e sgraziati. Mi ricordano un trapezio, figura geometrica che poco amo.

Quasi li preferisco cicciottelli !

Mi sono sempre domandata se, quando fanno sesso, guardino più la loro compagna o se stessi.

E mentre io, con i miei scarsi 2 chili, cerco di sbrigare nel minor tempo possibile quei 4 esercizi che mi hanno assegnato, penso al mio divano, al vino e al libro.

Allora mi affretto e poi di corsa nello spogliatoio a cambiarmi, poi un "ciao" detto con poca convinzione e via verso la mia dimensione.

Anche solo pochi minuti, ma che bello ritrovarsi


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