Il termometro

Mi sono svegliata alle 11:00 questa mattina.
Mi sono svegliata perchè il telefono ha continuato a suonare: drin drin drin drin drin ...
Non la smetteva più.

La casa era in silenzio: tutti dormivamo il nostro sonno, ciascuno col proprio sapore.

Poi ancora quel drin drin drin drin drin.

Non era più possible figere di dormire, chiudere fuori dalle coperte il giorno che attendeva i miei passi.

Rispondo. E' mia madre che chiede notizie del bollettino febbre: "Quanta questa mattina? E ieri sera?".

Da un mese le mie ore sono condizionate dalle tacche del termometro e il mio umore anche.

Se la febbre non c'è, torna il sorriso.

Se la temperatura si alza torna l'ansia e con lei la paura.

La paura di un ignoto che non so controllare.
La paura di non essere stata lungimirante e tempestiva.

La paura di aver sottovalutato, maleinterpretato.

La paura della paura: la peggiore.

Sono stanca.

No, non è vero.

Sono distrutta.

Vado avanti a tazze di adrenalina.

Quando questa viene meno, mi sgonfio, come un palloncino bucato.

Perdo consistenza e divento amorfa.

Gli occhi si chiudono alla ricerca di una quieta effimera e fugace, legata ad un termometro.

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