In compagnia di Paolo Siani e Sandro Ruotolo: domiciliarii ai boss

Anche in epoca di emergenza Covid 19 si parla di allarme mafie. Soprattutto in periodo di emergenza sanitari, economica e sociale bisogna parlare delle mafie.

Ieri sera hanno affrontato questo tema, ospitati on line da Libera Campania, l'Onorevole Paolo Siani, fratello di Giancarlo e il senatore Sandro Ruotolo.

Lo spunto è nato dalle recenti disposizioni che hanno visto boss come Zagaria interrompere il carcere duro per i domiciliari.

E già questo basterebbe a far sobbalzare dalla sedia.

Per i pochi che non conoscessero Paolo Siani e Sandro Ruotolo, mi permetto una breve presentazione.

Sandro Ruotolo, senatore, giornalista impegnato nella denuncia di corruzione, camorra, mafia e, per questo sotto scorta.
Paolo Siani, medico pediatra, senatore e fratello di Giancarlo Siani, giornalista ucciso dalla Camorra a soli 26 anni. Su Giancarlo vorrei prossimamente occuparmene, anche e soprattutto per quanto sta accadendo e accadrà in Italia tra breve.

Andiamo però con ordine.

Il tema: domiciliari ai boss di camorra. E dico ai, plurale, non per una svista, ma perché, prima di Zagaria anche un altro boss campano ha ricevuto lo stesso trattamento.
A far alzare le antenne è stata la scarcerazione del più noto, ovvero Zagaria.
Motivo di tale provvedimento: impossibilità di proseguire con le cure mediche, ovvero con la chemioterapia.
Zagaria si trovava al 41bis presso il carcere di Sassari e, divenuto l’ospedale della città ospedale covid, si è pensato, da parte di qualche politico forse poco attento, di mandarlo ai domiciliari a Brescia.
Considerazioni nate spontaneamente:
1.      In Sardegna non ci sono altri ospedali in grado di erogare cure come la chemioterapia?
2.      Se il motivo è stato quello di tutelare, com’è giusto, la salute del detenuto, più in quarantena di lui, non chi possa esserlo, visto che è, pardon, era in isolamento.
3.      Ma per tutelare la salute di un ammalato, proprio a Brescia lo si doveva mandare? Pare una barzelletta: “Lo sai di quel tale che per non beccarsi il Covid19 da Sassari è stato mandato a Brescia?”

Ora, battute a parte, non mi pare abbia un senso tutto ciò.
E qui entriamo nel vivo dell’argomento, o, almeno, di ciò che mi preme trattare.
Ma ci si rende conto che le mafie sono mille volte più veloci della politica e dell’economia legale nel riorganizzarsi? Nel gestire affari milionari? Nel spostare uomini e risorse per trasformare una tragedia umana nell’affare più succulento del XXI secolo?
Allora è vero che la storia non insegna nulla!
Non voglio neppure immaginare il dolore dei parenti delle vittime delle mafia: il senso di tradimento e abbandono ancora una volta.
Non posso neppure immaginare i sentimenti che stanno attraversando Paolo Siani.
Sì, perché oltre a essere coinvolto sentimentalmente ed emotivamente, da politico e da fratello di un giornalista, questa situazione di sottovalutazione dell’imprenditoria mafiosa, l’ha già vissuta.
Gli articoli di Giancarlo Siani, scritti all’indomani del terremoto del 1980, durante la tanto strombazzata ricostruzione, denunciavano le ingerenze della camorra nell’intercettare i fondi stanziati dallo Stato.
Denunciano, e uso il presente per l’attualità delle sue parole.
Facciamo un gioco: ora io vi leggo alcuni stralci e non vi dico la data.
Proviamo:
“E’ necessaria una ricostruzione pulita, senza gli sciacallaggi che si sono verificati in altre occasioni”.
“Cominciano a piovere i primi soldi … ed è subito truffa, lavoro nero”
“… la logica del “fare in fretta” ha il grosso rischio di sottovalutare o non considerare elementi, che, poi, in un secondo momento si ripercuotono …”
E ancora, più esplicito, “I fenomeni camorristici hanno infatti sempre trovato fertile terreno .. e il pericolo che s’infiltrino se non si interviene in maniera chiara e tempestiva”
Va be’, avete già capito: sono parole di Giancarlo Siani, dei suoi articoli, articoli raccolti in un libro che consiglio di leggere, perché, purtroppo, ancora terribilmente attuale “Fatti di camorra” della IOD edizioni.
Tutto questo sta accadendo anche ora, sotto i nostri occhi, ora che gli occhi ci servono per evitare di incrociare l’altro.
Capisco bene l’emergenza sanitari, vivo a Milano e il clima non è certo disteso, ma si rischia di aggiungere disgrazia a disgrazia.
Stanno per “piovere” come dice Giancarlo, cifre a differenti zero, soldi che con grande facilità potrebbero finire nelle mani delle criminalità organizzata.
Si stanno già muovendo, perché la disperazione della gente è la loro benzina.
Ma pensiamo a quanti, oggi, hanno perso il lavoro, sono in cassa integrazione de tutto va bene, sono disperati perché non sanno come mettere insieme il pranzo con la cena.
Dietro alla loro porta ci sono già loro, pronti a “regalare” la busta della spesa, la promessa di un lavoro che loro saranno in grado di mantenere.
Pensiamo alle aziende in crisi. E’ già accaduto, dopo la crisi del 2008.
Le mafie si sono divorate, prima aiutandole ad uscire dalla crisi, intere imprese. Le fiorenti Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, sono solo alcuni esempi di questo dramma, perché di dramma si tratta.
A poco a poco l’economia legale e quella illegale non sarà più scindibile. No, ho sbagliato tempo verbale, perché non è già più facilmente distinguibili.
Se non si tiene la guardia alta, la situazione non può che peggiorare.
Non si faccia l’errore di pensare che le mafie siano in difficoltà o ferme: quando le armi tacciono le mafie sono fortissime.
Invece il sentire comune è ancora ancorato alle stragi e alle vittime: le mafie operano quando ammazzano.
Errore, quando uccidono è perché sono state messe in difficoltà.
Ora stanno benone: nessuno si occupa di loro, perché le urgenze sembrano essere ben altre, e loro stanno già occupandosi della semina per poi raccogliere quando arriverà la stagione.
Non commettiamo ancora l’errore di sottovalutare, perché le conseguenze potrebbero essere irreversibili.

Commenti

Post più popolari