STONER di John Williams

E' difficile spiegare perchè questo romanzo piaccia: la storia non è di per sè avvincente, il protagonista non ha nè l'aspetto nè il carattere dell'eroe. L'ambientazione non cambia mai e le vicende narrate non sono dense di suspance. Anche il ritmo narrativo è pacato e tranquillo e rispecchia il carattere e l'agire del personaggio principale.

Probabilmente se mi fossi smarrita tra gli scaffali di una libreria e mi fossi limitata a leggere la quarta di copertina l'avrei riposto ordinatamente dimenticandone, subito dopo, anche il titolo.

Così non è stato. Il romanzo è stato scelto per essere oggetto di discussione della cena letteraria di febbraio e presentato nella sua essenza.

Tutti ne siamo rimasti affascinati e abbiamo accettato la sfida.

Un fulmine a ciel sereno! Letto, nonostante i duemila impegni lavorativi e familiari, anzi, divorato nel giro di sette giorni.

Se dovessi delinearne la trama, probabilmente, dissuaderei molti dal leggerlo, perchè si tratta di una storia semplice, una storia come tante.

William Stoner è l'unico figlio di una famiglia di poveri contadini che, per volere del padre, intraprende gli studi universitari per conseguire una laurea in agraria, utile alla conduzione del lavoro familiare.

Per un accidente del destino si trova a studiare letteratura inglese, per un accidente del destino si trova a diventare insegnante.

Non scelglie, spesso sono gli eventi a scegliere per lui. Sceglie però la propria moglie, pendendosi della sua decisione il giorno stesso del matrimonio.
Una moglie fredda e distante che non si concede se non per procreare una creatura di cui poi non si occuperà se non per pilotarne l'esistenza e distruggerla.
La accusa Stoner? La lascia? Le impedisce di agire da tiranna nei confronti dell'amata figlia? Si ribella?
No. Prosegue nella sua quotidiana esistenza cercando di volta in volta un riparo alle brutture della vita.

E non proseguo.

E allora per quale motivo non chiuderlo questo libro, magari stizziti dall'inettitudine del protagonista?

Perchè la storia, così poco accativante talvota, ti cattura nella sua quotidiana trama di piccoli e grandi fatti, perchè la scrittura di porta a danzare tra le pagine e ti conduce in un lento valzer dal ritmo quasi sempre uguale che non stanca, ma appasione.
Perchè Stoner commuovenella sua rassegnazione.
Perchè le sue occasioni mancate sono quelle che ciascuno ha rimpianto di non aver colto ed è naturale concedere un briciolo di benevolenzaanche a questo stanco docente di inglese.

Perchè Stoner non è un eroe e non ambisce neppure ad esserlo, ma nella sua normalità e pacatezza affronta con lealtà e senso del dovere ciò che la vita gli pone davanti e, talvolta, c'è qualcosa di straordinario nel vivere il quotidiano.

Lo consiglio col cuore.

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