LA MIA IMMAGINE

E' un sentimento strano quello che provo in questo momento, a metà tra il sentirmi nuda in mezzo a mille persone e derubata di qualcosa di molto prezioso: la mia immagine.

Non mi è mai capitato prima d'ora, o almeno così penso.

Oggi ho saputo che un alunno ha girato un video mentre facevo lezone, tutto ovviamente a mia insaputa.

Poi  questo video è stato postato si Istagram, sempre a mia insaputa.

L'idea che persone a me sconosciute abbiano potuto rubare attimi della mia vita, decontestualizzati dalla realtà, mi fa rabbrividire.

Ho un'amica che è fotografa, ma proprio dentro, e non si è mai permessa, pura essendoci tra noi un'amicizia ventennale, di stampare una mia foto senza prima sottopormela.

Ora sapere di essere stata catturata e postata come un pacco apribile da chiunque mi dà la misura di come non si sia più padroni di se stessi, neppure quando ci si sente sicuri, all'interno della propria classe, con quegli alunni ai quali cerchi di dare il meglio.

Non sapere quando, nè in quale istante sei stata rubata alla realtà per essere consegnata all'eternità virtuale è destabilizzante.

La cosa che però maggiormente mi turba è il non sentirmi protetta dall'istituzione scuola, laddove si pesa col bilancino ogni parola o azione compiuta dai docenti, ma si concede grande tolleranza all'agire di alunni e genitori.

Sempre in prima linea, questi, a difendere i propri figli, ignari del fatto che stanno creando abominevoli cittadini del futuro, privi di senso critico, incapaci di rispettare le più elementari regole del vivere comune.

Piccoli dittatori che governano in casa propria, perchè concesso e che pretendono di godere degli stessi diritti anche altrove.

Piccoli despota che mascherano con l'arroganza il loro sbriciolarsi di fronte ai più piccoli inconvenienti del quotidiano, se lasciati soli, perchè sempre guidati, dove potrebbero procedere in autonomia, da "mammaepapà".

Piccoli che vengono adultizzatti,  in ambiti che dovrebbero essere loro vietati, da genitori amici che non sanno opporsi ai loro naturali capricci, al loro metterci alla prova.

Una prova che è dura da sfangare, perchè i no costano fatica e tempo.

Tempo, tanto, troppo.

E allora io ti do il magico strumento che mi fa stare sereno con me stesso, perchè mi vende l'illusione di essere sempre presente in ogni attimo della tua giornata, monitorandoti, chiamandoti, videochiamandoti, messaggiandoti: il cellulare.

Così io genitore sto tranquillo sapendoti al sicuro dietro uno schermo che mi rimanda la tua voce o il tuo volto e penso che il mondo cattivo no possa nuocerti.

E, boia se mi sbaglio!

 Ti ho appena consegnato al mondo e non ti ho neppure dato uno straccio di bussola per orientarti in una jungla di insidie e tu vieni sedotto dalle voci di mille sirene che ti offrono un mondo virtuale capace di fagocitarti illudendoti di essere il boss di te stesso e della rete.


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