Ripresa: che fatica!

So che non dovrei farlo perché, probabilmente, mi attirerò le antipatie, per non dire l'odio, di quanti hanno ripreso il lavoro, post pausa natalizia, il 2 di gennaio, ma ... che botta il rientro a scuola!

Avete ragioni, cari lavoratori, dopo 15 giorni di puro relax, lamentarsi è una vera vergogna, ma ognuno senta la propria e così, godendo della libertà di pensiero e opinione, esprimo il mio punto di vista in merito.

Partiamo con le lamentele!

Ciò che ha destabilizzato il mio già precario equilibrio non è stata tanto il rientro in aula e il lavoro ci fanciulli, che, anzi, risulta essere il meno gravoso.

Quello che davvero mi pesa e rende lugubri le mie giornate e cupo il mio umore e' la burocrazia, quell'assurda massa di scartoffie da compilare e rivedere e condividere per poi correggere, riaggiornare e condividere nuovamente con i mei malcapitati colleghi. Hai voglia a parlare di dematerializzazione, il documento timperseguita anche virtuale e in line!

Non la capisco, no, mi spiego meglio, non capisco l'utilità di questo strabordare di competenze, livelli, griglie di osservazioni ...

Io insegno e ho a che fare con materia umana, ragazzi che stanno crescendo, ai quali cerco di trasmettere un minimo di curiosità e che mi sanno restituire la gioia e l'entusiasmo del mio mestiere.

Non l'ho scelto, lo dichiaro, di fare l'insegnante, mi è capitato, ma tra tutti gli accidenti del destino mi è caduto in testa un lavoro che ho imparato ad amare, con tutte le contraddizioni del verbo.

Ci sono momenti in cui vorrei rinchiudermi in una stanza, sola, in silenzio, raggomitolata tra le pagine di un bel romanzo e altre in cui penso che, se dovessi cambiare, non saprei proprio che professione intraprendere, ora.

Perché nel bene e nel male, a me fare la prof piace. E vorrei continuare a scartabellare tra i libri per scovare nuovi racconti, documenti di storia, immagini di paesaggi capaci di far trasalire i miei studenti per l'emozione.

Ecco, credo che l'insegnante, oltre al saper, indispensabile, intendiamoci, debba cercare di emozionare i ragazzi che ha di fronte, prenderli alla pancia. Il gioco sta tutto lì.

Ma anche il docente deve poter continuare a crescere e a coltivare le proprie emozioni, se vuole donarle.

La burocrazia, eccessiva, certo, me le smorza e mi fa smarrire la gioia del sentire che, anche solo per un microgrammo, ho contribuito alla crescita di una persona che, forse, un giorno, si ricorderà di quella bisbetica di lettere che alle media, io le chiamò ancora così, ha letto in classe quel brano di quel tal Buzzati ... E poi io sono andato a cercarmi il libro è l'ho letto tutto ...

Fine dello sfogo

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