LE TASCHE BUCATE

Giorni fa, passegiando per Baggio, il passo lento, la mente assorta in mille e nessun pensiero, ho infilato le mani nelle tasche del trench e ho scoperto che in quella sinistra si nasconde un mondo a cui si può acedere solo attraverso un enorme buco.

Inizialemente ho pensato di portare subito il soprabito a riparare, poi, inoltrandomi tra i fili che compongono la trama della fodera, ho iniziato a ritrovare piccoli oggetti smarriti dalla casa e dalla mia memoria: una molletta per capelli, un mozzicone di matita, una graffetta ... come un prestigiatore fa uscire dal proprio cilindro il suo bel congiletto bianco, così io ho riporato alla luce piccolle tessere di un quotidiano archiviato dallo sfrenato correre del tempo.

Anche ora mi diverto a indagare con le dita alla ricerca di una traccia di passato prossimo.

Sarebbe meraviglioso poter fare lo stesso con i ricordi: infilare una mano, esplorare il contorno di una tasca ed estrarre una voce, un sentimento sbiadito dallo scorrere degli anni, ritrovare nitido il volto di una personana cara, riassaporare il calore di una mano che da troppo tempo non ti stringe più.

Poi riporre tutto nel proprio nascondiglio segreto per proteggere dalla polvere che l'ambiguità del presente spesso deposita, appoggiarvi sopra la mano, quasi a volersi congedare con una tenera carezza, e riprendere a camminare, guardando avanti sicuri di avere  il passato al proprio fianco.

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