NATALE OGGI NATALE IERI

Sono trascorse settimane dall'ultimo blog, ma ora sento, complice il Natale, l'urgenza di fare un po' di chiarezza dopo il tumulto degli ultimi giorni.

Come direbbe De Andrè: "Sono state giornate furibonde", segnate dalle corse sfrenate, dagli imprevisti che, come al Monopoli, ti costringono a tornare al via e a rimetterti in gioco.

I mille impegni natalizi: saggi, feste, concerti. Le corse alla ricerca di regali che non siano scontati, l'attesa ... di un attimo di quiete, di un telefono che non squilla, dell'apparire di un volto amico che ci consoli, del sorriso di un bambino infagottato dentro il suo passeggino che ci riporti alla semplicità del quotidiano ... l'attesa del Natale che, da qualche anno non è più il mio Natale, il Natale della nostra famiglia, di Quelli dei Tagli.

Il 25 dicembre significava ritrovarsi attorno ad un tavolo dove, ciascuno di noi, attraverso il cibo, donava qualcosa di sè alle persone amate.

A poco a poco le sedie vuote sono aumentate, ma lo stare insieme aiutava a colmare anche quel vuoto.

Il 25 dicembre significava riunirsi nella nostra casa, nei Tagli, dentro la nostra fortezza, capace di sostenere anche i forti dolori e raccontarsi, magari piangere anche, ma nella consapevolezza che si è mai veramente soli.

Da un paio di anni c'è stata una diaspora: si fa Natale a gruppi, che è bello ugualmente, ma quanto manca la nostra lunga tavolata!

Mancano i cappelletti della zia Angela, la lasagna e gli arrosti della zia Pia, l'insalata russa di mamma, presa d'assalto da Marco e Elena.

Il tripudio di formaggi che portava lo zio Vito, Dio che buoni !

I dolci e la frutta secca che accompagnavano il pomeriggio insieme alle bottiglie di vino che si susseguivano senza interruzione.

Manca mio padre e il suo torrone, artefice, sempre, di qualche danno ai  denti.

Ricordo bene l'ultimo Natale trascorso con lui: Elena si era laureata pochi giorni prima, lui, papà, si era ripreso benissimo dall'ictus avuto l'inverno precedente. Avevamo solo voglia di festeggiare e ringraziare Dio, la sorte, chiunque, per averci concesso tutta quella felicità.

A benedire la giornata era arrivata anche una nevicata memorabile. Non si poteva desiderare di più.

E infatti, ora desidererei solo un minuto di quelNatale del 2001, rivedere i miei zii e mio padre, complici e soddisfatti della loro grande e unita famiglia.

Ma indietro non si torna e allora è bello anche così. Per tanti che se ne sono andati tanti ne sono giunti. Così vanno le cose.

Allora ora voglio fissare bene nella mia memoria i volti dei miei nipoti bellissimi e bravissimi: Chiara, Simone, Samuele, Dario, Noemi e il piccolo Giovanni.

Voglio godermi ogni attimo della vita di Nina, così da attingere, nei momenti buoi, al mio sacchetto di ricordi belli.

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