La scuola al tempo del COVID

Mancano pochi minuti alla mia prossima lezione, video, naturalmente e quasi mi sono abituata a questa strana modalità di fare didattica.

Accendo il PC, mi connetto e ritrovo i volti  che, con me, condividono buna parte del mio tempo.

Sono volti di ragazzi, prima ancora di alunni, ragazzi catapultati in una realtà che ha il gusto della fantascienza.

Eppure anche così restiamo vicini, forse più di prima.

In questi giorni li ho potuti scoprire nella loro dimensione domestica, sbirciando le loro case, gli oggetti sulla loro scrivania.

Attraverso i lavori fatti insieme ho avuto il privlegio di scorgere quel loro stare nascosti sotto la "divisa" dello studente: la loro ironia, le incredibili potenzialità a livello creativo, il coraggio di sperimentare sempre e mettersi in gioco.

Abbiamo persino fatto teatro, ognuno dallo schermo: esercizi di risveglio del corpo e di consapevolezza dell'esserci nel momento presente.

E' stato bello e l'energia sprigionata è stata vera. Mi sono chiesta e mi chiedo perchè non mi sia mai venuto in mente, durante la "normalita" di iniziare la giornata come faccio ora: con un appello che non prevede il classico "presente" "assente", ma un ciao, dettato dal cuore; di chiedere loro sì di alzarsi, ma per risvegliare il corpo con semplici esercizi.

Anche i compiti che assegno ora sono differenti: a metà tra la teoria e la pratica e la cosa incredibile è che i ragazzi mi scrivono che si sono divertiti, è loro piaciuto interpretare Luigi XVI o Maria Antonietta, cotruire, da un testo rgolativo, un portapenne, un pupazzo.

Non ho abbandonato la lezione frontale: spiego, giro persino video, ma non mi limito solo a quello.

Faccio loro creare, solletico il loro lato artistico.

Mi chiedo cosa accadrà quando torneremo nelle classi. Sarò ancora capace di essere più Martina che la prof. Antoci?

Vorrei tentare, perchè vedere i loro sguardi soddisfatti e non annoiati è impagabile.

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