Bruciare tutto si Walter Siti

Forse sarebbe più saggio lasciar trascorrere qualche giorno prima di proferire parola su questo tanto discusso romanzo. Mi spiego meglio. Non è tanto per le diatribe che hanno infuocato le pagine dei giornali che sarebbe opportuna una pausa di riflessione, polemiche che, sincera, non mi appassionano.

Piuttosto è l'argomento scottante intorno al quale si sviluppa l'intera vicenda che necessiterebbe, almeno nel mio  caso, di uno stop di riflessione.

Ma non ne sono capace, non in questo caso, perchè davvero la vicenda mi ha procurato non pochi scossoni.

Senza tanto tergiversare: Leo, giovane sacerdote all'apparenza integerrimo e intransigente al punto da negare talvolta l'assoluzione nasconde un segreto, un lato oscuro che ha celato a se stesso e al mondo attraverso la forza della fede. Attorno a lui le anime smarrite di una Milano variopinta e sfaccettata: gli immigrati, i bambini del doposcuola e i rappresentanti della media e alta borghesia che si assiepa tra Corso Como e Via Garibaldi.
Intellettuali, ricche signore, artisti mancati tutti con voragini affettive da colmare che ricorrono a Leo per soddisfare il proprio bisogno di assoluzione e gratificante verità.

Insieme al protagonista a gestire la parrocchia l'anziano Fermo, disarmante nella sua umnità e nel suo desiderio di essere uomo, che, tolto l'abito talare, veste quello del marito premuroso con la sua Adua, la perpetua.

Tra l'officiare i riti, le confessioni e le cene, in un susseguirsi fitto di dialoghi e monologhi interiori, talvolta anche eccessivo, tanto da rallentare il ritmo narrativo, si snoda la storia. Palpabile è però il celarsi di qualcosa di inconfessabile, un non detto che l'arrivo inaspettato di Massimo svela.

Giovane romano di origine indiana, è una vecchia conoscenza di Leo, del suo periodo vissuto all'ombra di San Pietro, prima dei voti sacerdotali.

Massimo scardina, rompe, dilaga sulla scena e il suo irrompere spezza anche il ritmo narrativo lento per conferire al racconto un'accelerata che conduce il lettore fino alla fine della vicenda col fiato sospeso.

Massimo è il lato oscuro di Leo, il suo essere debole, uomo fatto di carne e desiderio.

Massimo,  è l'unico con cui Leo si è unito carnalmente. Massimo era un bambino che la vita e Leo hanno fatto crescere troppo in fretta.

Leo ama i bambini, si sente turbato dai loro corpi al punto da rifiutare l'arte perchè abitata da giovani e paffuti putti.

Il tabù è svelato. Argomento cardine del romanzo è il conflitto tra la morale è il desiderio, quando questo assume le sembianze della pedofilia.

Siti non indulge nel raccontare gli incontri carnali con i bambini: Usa parole precise, crude alla lettura. Non vuole rassicurare il lettore, ma lo pone di fronte, disarmato e non preparato, ad una realtà che fa paura e non si fatica a comprendere.

Ma Leo non è il mostro, quello che si trova sbattuto sulle prime pagine dei giornali. È' un uomo colto, sensibile, costantemente alla ricerca della verità.

È uomo di chiesa, è colui davanti al quale i fedeli si mettono a nudo confessando fragilità, desideri e chiedono perdono.

Lascia sconcertati questo personaggio che, fino alla fine, lotta per salvare la propria anima e, propio nell'illusione di credersi salvo e libero dalla passione carnale trova la sua dannazione, tanto da decidere di "bruciare tutto".

Non è un romanzo che ho amato, ma sono contenta di averlo letto per i numerosi dubbi che è riuscito ad insinuarmi e per le infinite domande alle quali non ritengo possano esserci risposte logiche e univoche.



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