RONDINI D'INVERNO RIcciardi e' tornato

Terminato una manciata di minuti fa e già ne avverto la mancanza.
È' stata una lettura folle e disperata, di quelle che, quando chiudi il libro per far fronte alle incombenze della giornata, cerchi di sbrigarle in un niente per tornare ad immergerti tra i vicoli di Napoli, al suono di un mandolino.

Un romanzo che prometteva bene già dalla copertina: un drappo vermiglio dal gusto caravaggesco, le assi di un palcoscenico, una rosa appena sfiorita.

È questa volta l'istinto ha fatto centro.

Non voglio però parlare della storia. È' così intensa e drammatica che nessuna delle mie definizioni le renderebbe merito.

Le sensazioni, quelle si'. Fin dalle prime righe la tensione emotiva divora e spinge ad inoltrarsi tra i bassi del capoluogo campano, per seguire i passi lenti e tristi dell'uomo dagli occhi verdi.

Protagonista della vicenda ancora una volta è l'amore, in tutte le sue sfaccettature: la passione, l'amore materno, la gelosia. Mai banale nelle sue analisi, De Giovanni regala parole che suonano come versi di una poesia, di una canzone che le note di un mandolino culla fino a sfumare in una strana nebbia.

Non mancano certo i colpi di scena, alcuni tanto inaspettati quanto temuti.

Non fosse che altri romanzi mi attendono, lo rileggerei per rivivere le atmosfere di un mondo sospeso tra la realtà è il sogno e mettere a tacere questa malinconia che questa sera sembra non volersi assopire.


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