Nuovamente a casa

Sono trascorsi quattro mesi da quando ho girato le spalle ai miei monti, quattro mesi carichi di stanchezza, corse sfrenate e, in parte, anche di delusioni. Mi ha aiutato a non sedermi il pensiero che sarei tornata qui, dove tutto è più netto e più vero e dove i contorni sfumati di cose e persone non possono ferirmi.

Le influenze varie che si sono susseguite nelle ultime settimane hanno un poco minato la certezza della partenza, ma alla fine, un po' la mia caparbietà, un po' la buona sorte, ora ci sono e sento che il baricentro che si era spostato, sta, piano piano, riatrovando la sua giusta collocazione.

Questa mattina sono andata a fare spesa, a fare incetta di quei sapori che tanto mi sono mancati. Il sapore di casa e di radici profonde e lontane.

Il cielo era terso e l'aria mite, ma in alcuni punti il ghiaccio ricordava la rigida stagione dell'anno.

Poi ad una curva è spuntato lui, il fiume Secchia, gonfio d'acqua fredda e coperto, in alcuni punti dl suo letto, di una spessa coperta di giacchio.

Non ho potuto fare a meno di fotografarlo, perché so che, tornata a Milano, saranno queste immagini a riempire quel vuoto di significato che mille impegni produce.

Poi il percorso solito: la latteria di Carnola per il Reggiano e la ricotta, la spesa grossa alla Coop ...

Finito il tour gastronomico non poteva mancare il caffè, rigorosamente d'orzo.

Seduti al tavolo siamo stati raggiunti dalla proprietaria che ci ha offerto panettone e "La Brusca".

Ora, sono quasi quarantasette anni che  vengo sull'Appennino reggiano, e mai avevo assaggiato questa bevanda liquorosa che, assunta a metà mattina, giuro, è impegnativa.

Si tratta di un miscuglio di liquori di diversa natura, non troppo dolce e molto aromatico.

Lo mandi giù e subito ti senti affratellato col mondo! Davvero un intruglio natalizio.

Di fianco a noi un tavolo di vecchietti che, alle 11:30 bevevano prosecco fatto riposare su di un letto di reggiano, immancabile.

Intonavano canti montanari intervallati da brindisi al Natale, all'anno che sta per concludersi, a quello che sta per arrivare e ai montanari. A quest'ultimo ho sentito di dovermi, no, di volermi alzare per onorare questa razza bastarda che sa di Emilia, ma strizza l'occhio alla Toscana, un po' ruffiana è un po' baldracca nel suo volgersi ora verso Reggio, ora verso Lucca.

Una razza bastarda che io amo e di cui sono fiera di far parte, anche se solo per metà.

Ero a casa, in mezzo a perfetti sconosciuti, ero a casa e stavo bene e li sentivo vicini e complici.

Sempre più spesso mi chiedo cosa vada cercando, quando mi sembra che tutto sia a portata di mano.

Ci vorrebbe un po' di coraggio che sento di non possedere, non ancora, almeno.

Allora attendo su questo confine fatto di slanci d'amore e ritirate, come una donna innamorata che si espone e poi fugge davanti alle ritrosie o ai silenzi dell'uomo che ama e da cui teme di non essere ricambiata.

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