Transito

Mancano dieci minuti, più o meno, allo scoccare della mezzanotte. Tra levate di calici, abbracci, musica, trenini vari stiamo per salutare il vecchio anno nella speranza che quello in arrivo sia migliore.
In questi casi si usa fare un bilancio dei 365 trascorsi. Assolviamo a questa incombenza.

In realtà il 2017 è stato un anno pieno, almeno per me, e non posso dire negativo.

Accanto alle gioie e alle emozioni si sono inanellate giornate di malinconia, noia, corse frenetiche verso un qualcosa di cui, ancora adesso, fatico a capire la natura e, soprattutto lo scopo.

Da tradizione ora urge redigere almeno un decalogo di buoni propositi, che verranno puntualmente disattesi nel momento stesso in cui ci si ritroverà immersi nella solita corsa quotidiana.

A questo invito rispondo con un bel NO. Preferisco evitarmi l'impaccio di dover giustificare con me stessa i ripetuti scivoloni, come il fumatore che chiama ultima la sigaretta che stringe tra le dita per poi ripetere il mantra ad ogni cedimento dello spirito.

Cercherò di riassestare il tiro di volta in volta, magari fermandomi a riflettere un secondo in più prima di agire di pancia o agendo di  pancia senza tergiversare laddove la situazione lo dovesse richiedere.

Insomma, per farla breve, a me questa storia dell'anno nuovo che soppiantata quello vecchio ha davvero fiaccato.

Quindi, depongo le armi, chiudo il tablet e lascio che il passato saluti il futuro che avanza come saluto la notte nell'attesa delle luci del mattino: leggo.

Sono ora le 00:00. Che dire, buona notte e buon riposo


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