Riflessioni a caldo

Fa caldo ! Non ci sono dubbi. Fa caldo qui in montagna a quasi 1000 metri, non voglio neppure immaginare la situazione in città.

E allora, per vincere sulle temperature roventi, cosa si fa in alternativa al mare?

Piscina.

Premesso che detesto trovarmi in una pozza artificiale a contatto con tanti esseri umani sudati e unti di abbronzanti dalle svariate profumazioni, per non far squagliar i piccini che, di contro, tanto la amano ... Come si fa a dire di no?

Quindi oggi si va!

Mi guardo e lo stato "peli superflui" (come se ce ne fossero di fondamentali!) e' dignitoso.

Però si può sempre migliorare.

 E così, dopo la quotidiana doccia mattutina, eccomi pronta col mio estirpatore personale.

Scelgo l'angolo del bagno con più luce, mi siedo e do il via alla "soluzione finale".

Non vedo una beata mazza.

E non è per l'illuminazione inadeguata, anzi ... Sono proprio i miei occhi.

Ricorro allora agli occhiali da presbite, quelli da lettura, ormai fondamentale anche al supermercato per leggere prezzi o composizioni degli alimenti.

Ricomincio.

Un ronzio rassicurante accompagna la delicata operazione: gamba, coscia, coscia gamba, fronte e retro.

Controllo: non mi pare ci siano superstiti. Una vera e propria ecatombe pilifera.

Poi crema idratante per coccolare la pelle sottoposta al tragico lutto e stop.

Conscia del fatto che ne rimane sempre uno che si cela nelle pieghe del ginocchio, passo anche il palmo della mano, affidando al tatto ciò che la vista talvolta non coglie.

No, no, questa volta mi sento davevero di aver fatto fino in fondo il mio sporco lavoro.

Quindi esco in balcone cercando un po' di refrigerio, mi siedo, prendo in mano il roamanzo che sto leggendo, inforco gli occhiali e mi rilasso.

Ma mentre sto per posare lo sguardo sulla pagina, in controluce ne avvisto uno che, con fare sbarazzino, si erge proprio al centro del polpaccio.

Lo osservo a metà tra il deluso e il furioso, poi decido di ignorarlo sperando in una sua rapida dipartita, magari per solitudine.