... ma la festa non era ancora terminata



... MA LA FESTA NON ERA ANCORA TERMINATA


Eravamo rimasti alla salvifica apparizione di Alessio nelle vesti del messaggero Gabriele.

Riprendiamo la storia.

Il notro homus efficentissimus non si scompone e prosegue nel dispensare consigli (non richiesti, ovviamente) a quanti hanno la sfortuna di passargli davanti.

Disserta su tutto: dai menù festaioli per bambini all'arredamento delle pagode.

Il suo pezzo forte, però, è il calcio: lui sa tuto di calcio, anche perchè lui allena.

E' l'allenatore del pallone, come Oronzo Canà. Si occupa di pulcini, ma non importa, lui è e punto.

Conosce tutti i bambini, i loro genitori, i nonni e pure i loro vicini di casa e per ciascuno di loro ha una buona parola. Ha una parola.

E io intanto sono ancora lì, seduta a quel tavolino, rivolta verso alla parete, un volontario esilio o una autopunizione per essermi cacciata in questo divertimento senza sosta?

La voce dell'homo efficentissimus è però coperta dal suono incessante delle trombette di cartone di cui i dolci pargoletti sono stati dotati.

Una compagna di Nina, in particolare, sembra divertirsi a suonare il rudimentale strumento proprio dentro il mio padiglione auricolare.

Ingenua, non sa che la belva non va stuzzicata.

E, sempre per dare ascolto all'arcangelo Alessio, la prossima volta che venga lui se ha tanto gusto nel fare il saggio, fingo un certo distacco, pensando che l'indifferenza possa vincere sulla goliardia.

E invece no: la fanciulla insiste e, di conseguenza, la mia labile pazienza, già messa a dura prova dal  homo nostrum, inizia pericolosamente a vacillare.

Sempre sorridente le chiedo gentilmente di rivolgere il sonoro cono di cartone altrove.

Due secondi dopo la piccina è di nuovo presso il mio orecchio a deliziarmi con la sua perforante melodia.

La guardo, sperando che i miei "rai fulminei" possano dissuaderla dal continuare.

Ma lei non conosce Manzoni e neppure cosa comporta andare a fracassare i santissimi all'Antoci.

Resta una sola cosa da fare: metto la mia manina davanti alla trombetta e con tono deciso, MA CORDIALE, le intimo di smetterla.

Finalmente il silenzio e la calma: posso prendere fiato e provare a rilassarmi.

Nel frattempo scambio qualche parola con la mamma di una compagna di Nina sull'elezione delle rappresentanti di classe: pare che ci siano candidate. Ottimo, tante mammette col sacro fuoco della scuola. 

Poteva durare la tregua? Ovviamente no. 

E chi se non lui poteva tornare all'attacco.

Effettivamente erano ben cinque minuti che non udivo più i suoi sermoni e per l'homo efficentissimus l'inerzia è letale.

Ma no, nel suo silenzio coatto lui era all'erta, pronto a captare il grido d'aiuto di qualche piccola creatura.

E infatti ...
- Hai sgridato tu la mia amichetta Genoveffa ?- mi dice con sguardo bovino
- Io non ho sgridato proprio nessuno- rispondo a metà tra lo stupito e lo scoglionato
- La mia amichetta dice che invece tu l'hai sgridata!- ribatte con fare accorato, perchè lui è come Zorro, come Furia e Rintintin, sempre a difesa dei deboli e degli oppressi.

Poso il mio sguardo sul suo tavolo sperando di trovare traccia di alcolici che possa spiegare le sue farneticazioni. Nulla, neppure un tè freddo. 
Dio mio, penso, allora è proprio così al naturale.

E mentre mi guardo intorno ecco che scorgo, nascosta tra le braccia del papà, braccia orribilmente tatuate con baci di differenti misure, la piccola e graziosa fanciulla che poc'anzi mi aveva trapanato i timpani con la trombetta.

Ecco spiegato il mistero.

Lei mi guarda offesa e poi lancia all'homo efficentissinus uno sguardo d'aiuto, sguardo che lui, il nostro eroe dei quartieri alti, non tarda a raccogliere.

-E' lei che ti ha sgridato?- incalza con il tono del più consumato tra i principi del foro

La piccola annuisce col capino.

Allora mi intenerisco e capisco di dovermi giustificare con la piccina.

Le spiego che quello di prima non era stato un rimprovero, fossi matta, ma che se lo avesse desiderato l'avrei potuta sgridare così da mostrarle la differenza.

L'homo tace. Obiettivo centrato.

Un urgente bisogno fisiologico di Nina mi salva.

Che meraviglia la regolarità intestinale!
 

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