L'IMPORTANTE E' ... MA ???

Ieri giornata tragicomica.

Mattina 6 ore a scuola di cui uno di laboratorio teatrale, momento in cui vorrei tirare testate contro il muro.

Andiamo però in ordine. Dopo due tranquille ore in prima, salgo dalle mie bestiole di terza e lì iniziano i giramenti di ... capo. Maliziosi, subito a pensare male.

Storia: continuo a spiegare la Prima guerra mondiale nella più totale indiffrenza degli alunni. Provo persino a mimare la vita dentro una trincea, mi gratto il capo per trasmettere loro il tormento dei pidocchi, penso persino di usare nei loro confronti i gas chimici, non perchè voglia nuocere loro, noooo, solo per rendere la lezione meno frontale e più, come dire ... laboratoriale (?).

Sale a darmi conforto e supporto Nicoletta, amica e collega di sostegno, che, gentilmente, si offre di uscire per un lavoro individuale con due creaturine tanto belline belline.

Uno di loro pensa bene di ravvivare l'atmosfera plumbea della giornata accendendo e spegnendo a ripetizione la luce del corridoio, un po' effetto discopub.

Interrompo la spiegazione tra la disperazione degli studenti che ardono dal desiderio di sapere; esco in corridoio e con voce suadente, alla Rocky quando, tutto tumefatto in volto, invoca la sua Adriana, chiamo il dolce fanciullo affinchè mi raggiunga per uno scambio di opinioni in merito all'accaduto.

Egli si appresta, una zampina dietro l'altra, ad eseguire il mio dolce invito. Quando mi è ormai di fronte, occhi negli occhi, con amorevole cura lo informo che sto per privarlo dell'epidermide come accadde, tanto tanto tempo fa, a San Bartolomeo.

Il fanciullo pare non gradire la proposta di martirio, così rimando il processo di santificazione ad occasione forse più propizia.

Alle mie parole, il collega Cozzolino si ferma, mi guarda come si può guardare l'icona della Beata Vergine e, con tremante pudore mi rivolge la parola: "Sei una tigre!".

Grazie caro, lo so di essere dolce come l'aceto, ma sentirmelo ripetere aumenta la mia autostima.

Poi il teatro, sul quale preferisco sorvolare per non apparire troppo mielosa.

Alla fine CASA, DOLCE DOLCISSIMA CASA.

Il tempo non promette nulla di buono, allora, dopo aver accompagnato il mio amico Gabriele, che a differenza  del Cozzo non  ritiene che io  abbia l'aria da stronza (grazie Gabri tvbtvbtvbtvbvtb), porto l'auto davanti alla scuola di Nina, così da non farmi cogliere dall'acqua al momento tragico dell'usicta degli alunni.

Quando uno dice:"Va che donnino lungimirante!"

Già già!

Tronfia e soddisfatta torno a casa, pranzo, sfaccendo un po' e poi mi metto al PC a buttare giù un paio di cose quando ... mi accorgo del buio totale che invade la casa.

Butto fuori uno sguardo e vedo il cielo di un color tra il giallo e il marroncino.

E poi, d'un tratto, un fragore di pioggia pioggia pioggia pioggia a secchiate.

Sono ormai le 16:00, l'ora dell'uscita da scuola si avvicina. Allora cerco disperatamente le mie galosce, la giacca con cappuccio impermeabilissima e, scattata l'ora X,esco.

L'ombrello non sta apereto, piegato dal vento, le strade sono fiumi in piena.
Cosi' conciata da Peppa Pig, cantando "Lo shampoo" di Gaber per darmi coraggio, mi dirigo a scuola.

Cosce e glutei sono fradici, i capelli tutti un batufolo di lanetta infeltrita, le mani livide, ma i piedi asciuuuutttisssssimisssimi.

Mentre Nina esce la pioggia cessa e noi, zuppe come due savoiardi imbibiti nel caffè, ci apprestiamo a raggiungere la nostra auto, bella e pronta a 5 metri dalla scuola.

Ora c'è il sole, va meglio, questa sera ho teatro e lavorerò sul mio apparire tigre e anche un po' molto stronza.

Vediamo cosa ne viene fuori.


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