PANE AMORE E ... PORCHERIA



PANE AMORE E ... PORCHERIA

Chi non ricorda il film “Pane amore e fantasia”, commedia in bianco e nero che esaltava le doti di noi italiani brava gente! Una Lollo strizzata in un dimesso abitino campestre che ne  metteva in risalto le curve mozzafiato e il fascino della divisa di un maturo De Sica.
Da pochi mesi stanno mettendo in scena il remake: “Pane amore e porcheria”, versione aggiornata alla più prosaica situazione attuale.
Basta guardarsi intorno e hai voglia ad avere ispirazione per una nuova pellicola.
In particolare io tengo d’occhio la sfera scuola, il concorsone per la precisione.
Lo so, sono ormai settimane che ci do dentro con questa storia, ma come si fa a non denunciare certe magagne che farebbero inorridire persino Caligola! Almeno lui aveva fatto senatore un cavallo, noi abbiamo al governo asini … Con tutto il rispetto per i quadrupedi
E’ di oggi un messaggio postato su Facebook di una collega romana di lettere che denuncia di essere stata ammessa alla prova orale del concorso con tanto di punteggio, MA di non essersi presentata né alla prova scritta né a quella pratica!
E questa è solo l’ultima di una serie infinita di “disguidi” che stanno accompagnando lo svolgimento di questa truffa che, come tale, in un paese civile, sarebbe già stata bloccata.
Invece la biondona e il Mr Bean continuano a rilasciare dichiarazioni entusiastiche relative al concorso:”Va tutto a gonfie vele! A settembre la scuola partirà con vento in poppa”, giusto per adoperare un linguaggio nautico, così appropriato al periodo estivo.
E mentre loro vaneggiano, vedono cose che noi umani non possiamo neppure immaginare, beati loro,
noi poveri mortali annaspiamo nella palta, ingoiando delusioni su delusioni, cercando un motivo valido per provare ancora fiducia in uno Stato che non sia solo “il participio passato del verbo essere”.
Oggi volevo scrivere di un romanzo che ho appena terminato e che non mi ha fatto strillare al capolavoro perché troppo negativo.
Devo rivedere il mio punto di vista, perché mi sa che sia il caso di togliere le lenti rosa dai miei occhiali di lettura.
Sono sconcertata, perché la vicenda della docente del Lazio è la prova provata che davvero dietro al baraccone di questo impianto assurdo, che per altro è costato alla povera Italia fior di migliaia di eurini, c’è il vuoto istituzionale.
Dove sono i controlli, dov’è la serietà degli esaminatori! Chi c’è all’interno delle commissioni, cosa fanno o cosa non fanno!
Ma ci si può fidare dico io?
E non parlo solo come insegnante, ma anche come genitore. Chi ci sarà a settembre ad insegnare a mia figlia? Come sarà stato selezionato? Su quali basi si sarà stabilito che è una persona in grado di svolgere questo lavoro?
Lavoro lavoro lavoro e non missione, come tante volte sento dire! “E, per fare l’insegnante ci vuole la vocazione!”.
Vocazione un  cavolo!
Bisogna avere persone in grado di preparare i propri studenti, futuri insegnanti, ad affrontare un campo minato e delicato come l’insegnamento e poi selezionatori che davvero, perché competenti in materia, quindi docenti a loro volta, che conoscono veramente, non solo sulla carta,  il significato di studente, scuola, didattica… che selezionino onestamente e non mediante meccanismo modello estrazione numeri del Lotto.
Numeri alla mano, guardando le statistiche dei promossi al concorso, ci sono più possibilità di vincere al Gratta e Vinci!
Non voglio tediare i miei 3 lettori e ½ con numeri e percentuali, ma invito tutti a leggere sui social, perché i media tradizionali sono ancora avari di notizie, sebbene qualche accenno ora si intraveda, le condizioni in cui versa la classe docente, perché torno a ripeterlo, è di interesse pubblico.
Una scuola buona, scuola buona e non viceversa, è alla base di una buona società.
Cosa vogliamo per i nostri figli, nipoti…
Io pretendo una scuola per prima cosa che sia in grado di assolvere al proprio mandato: formare!
E non me ne frega un accidente di niente di tutte le sigle e gli acronimi vuoti, di cui la scuola si sta riempiendo: PTOF; RAV… che ricordano piuttosto le scazzottate riprodotte graficamente nei fumetti.
Non possiamo fermarci un attimo ad analizzare la situazione attuale, fare il bilancio di ciò che ha funzionato in questi anni e di ciò che invece ha prodotto danni; ripartire da ciò che ancora c’è di buono nella nostro sistema di istruzione e, con umiltà e buon senso, senza tante scartoffie e documenti, ritornare a fare scuola, semplicemente scuola.
Si continua a parlare di competenze, conoscenze, strategie, piani individualizzati… Va bene tutto, ma alla base ci devono essere docenti preparati e motivati, sicuri di far parte di un meccanismo, chiamato Stato, onesto e non di un padre padrone che sfrutta e poi getta ai cani chi fino a quel momento ha fatto girare la baracca.
Chiedo troppo?

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