MAI PIU' SENZA OCCHIALI: ttragicomica giornata di una povera talpa

Ieri giornata davvero impegnativa.

Sveglia alle 6:30, mi lavo, mi vesto e poi di corsa al CDI (Centro Diagnostico ...) per esami del sangue.

Urge arrivare il prima possibile, perchè la ricerca del parcheggio è una vera e propria lotta all'ultimo sangue: vince chi non demorde e continua a fare circonvoluzioni intorno all'isolato dando fine anche all'ultimo goccio di benzina.

Piazzo l'auto in un buchino che giusto giusto devi stare attento anon rifarti prua e poppa, poi con passo rapido mi dirigo verso la meta.

Prendo il mio bel numerino e mi guardo attorno: una folla immensa di esseri umani mi circonda. Allora aguzzo la vista verso il tabellone e leggo il numero di chiamata:19. Io ho il 64.

Non mi scoraggio, mi siedo e cerco nella borsa il mio Kindle e, soprattutto gli occhiali. Non ci sono nè l'uno nè l'altro.

Mantengo la calma e accendo il cellulare, ma senza le magiche lenti non riesco a leggere una mazza, neppure i messaggi che mi sono giunti su WA.

Pazienza, mi dico, provo ad ammazzare il tempo non "bevendo caffè nero bollente", ma guardandomi intorno e analizzando i miei vicini di sedia. Immagino così loro improbalibili vite e storie.

Il mio numero, però, è ancora lontano a venire.

Allora prendo in mano la richiesta del medico e con una sforzo titanico, allungando il braccio oltre le mie capacità leggo: VISITA GENETICA.

Noooooo, non voglio e non posso crederci, non si tratta di un semplice ed indolore emocromo, devo prima sottopormi alla visita dello specialista.

E sono pure a digiuno! La furia raddoppia.

Dopo una buona ventina di minuti di inutile e snervante attesa dono il mio numerino alla signora accanto a me e vado alla disperata ricerca di uno sportello informazioni.

Lo trovo emi dicono che "no, desolati, al CDI non fanno questo tipo di visite".

Decido così di andare alla ASL di via Masaniello, vedi mai che lì...

Anche alla ASL è buca, ma almeno trovo una signora getilissima che mi spiega che le visite genetiche le fanno solo all'ospedale.

Riprendo l'auto e vado a casa, triste, sconsolata e affamata. A rendere più tragica la situazione ci si mette anche il fatto che è lunedì e "Carta da zucchero"è chiusa.

Rientrata a casa, spiegato l'accaduto ad Alessio che mi guarda con sguardo impietosito, mi attacco al telefono e compongo il numero del centro unico appuntamenti.

Inizia così una trafila di "mi legga cosa c'è scritto in alto a destra , poi a sinistra, ecco adesso faccia anche una giravolta e dia un bacio a chi le pare".

Mentre la signorina degli appuntamemti mi mette in attesa, squilla il cellulare: ospedale San Paolo!

Già, l'appuntamento per l'intervento di mamma. Inizio quindi una seconda conversazione fatta di "mi legga il questito diagnostico, vada a destra in alto ora in basso, ecco dieci passi a sinistra e ..."

Sul fisso la prima signorina riprende la comunicazione.

E' il panico: ho entrambe le orecchie occupate e non capisco assolutamente nulla. Decido allora di affidare uno dei due apparecchi telefonici ad Alessio che con scatto felino giunge in mio soccorso.

Poi, terminate le deliranti conversazioni, cerco di rintracciare mia madre che se ne sta al mercato insieme a Nina. Dopo svariati tentativi la trovo e le intimo di tornare IMMEDIATAMENTE a casa: il San Paolo ci aspetta!

Torna e così ci precipitiamo al CUP dove fissiamo l'appuntamento per il fatidico intervento.

Viva San Paolo e tutti quanti i santi in paradiso.

Ohhhh, finalmente mi rilasso!

Pomeriggio spese con laLu.

Tra una tappa e l'altra vado anche da INTIMISSIMI dove trovo finalmente un reggiseno che mi consentirà di indossare una canotta che non mettevo da anni. Il perchè di tanto gaudio lo racconterò in un secondo post ... più avanti

E' tutto un incrocio, ma visto sul manichino sembra facile da indossare.

Lo acquisto, torno a casa e subito, tronfia come un piccione che gonfia il piccolo petto, l'analogia non è casuale, lo mostro ad Ale e cerco di indossarlo.

Aperta la confezione ci sono più fili di quante brugole si possano trovare in una sedia dell' Ikea, solo che mancano le istruzioni.

Andiamo allora per tentativi ed errori, ma non ho gli occhiali, maledizione, non perdo il viziaccio maledetto, quindi non solo non capisco una fava di come vada indossato, tanto che penso di interpellare Gabriele e Simona, entrambi architetti, ma non vedo neppure dove sono i gancetti e i loro buchetti.

Dopo circa una decina di minuti in cui, gira di sopra, no la tetta rimane scoperta, metti sotto, ora sono schiacciate come due frittelle, riusciamo!

Che soddisfazione che dà il lavoro di concetto!

La giornata si conclude e io ho imparato che MAI PI' SENZA OCCHIALI NELLA BORSA!

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