UNA PIOGGIA CHE NON LAVA

La meta del nostro vagabondare nel bosco era la frazione di Primaore, a un paio di chilomeetri di distanza dal nostro paese. In un primo momento ci eravammo anche spinte, solo con l'intenzione, a raggiungere la tappa più lontana, Montecagno, borgo inerpicato sul colle del comune di Ligonghio.

Il pomeriggio, però, era già inoltrato, e avevamo bisogno di rincasare verso le diciannove, non oltre.

Il sentiero, nonostante la pioggia intensa del mattino, non era completamente fangoso, ma in alcuni tratti invitava alla prudenza, soprattutto quelli più ripidi o scoscesi, dove era facile scivolare e ritrovarsi a gambe all'aria.

L'ombra accompagnava i nostri passi, cedendo ogni tanto a qualche spregiudicato raggio di sole, capace di attraversare il muro di rami di quercia per andare ad illuminare, rendendole di un verde cangiante, le felci che suntavano ai bordi del sottobosco.

Alle nostre voci si mescolavano il canto di qualche uccello e, soprattutto, il frinire incessante delle cicale che, in alcuni punti, risultava persino fastidioso.

Sembrava che l'aver lasciato il borgo delle Pirelli ci avesse aiutato a liberarci del disagio che quella casa grande e semideserta ci aveva procurato, appiccicato alla pelle come il sudore che iniziava a colare sul nostro collo.

Avevamo iniziato così a raccontarci delle nostre tipiche giornate cittadine, vincendo il respiro un po' affaticato dalla salita.

In particolare ridevamo per le mirabolanti avventure di Roberta e Alessandra, impegnate a dividersi nei mille compiti che la maternità prevede: cuoche, confidenti, taxiste.

Roberta, che a vedersi sembra una delle classiche raffigurazioni della mammina anni Cinquanta, posata, discreta e tutta casa e lavoro, aveva alzato il tiro narrandoci delle sue gare di tiro con l'arco e dei balli country che, mensilmente, fa con alcune amiche.

Alessandra aveva rilanciato con la sua avventura in palestra, vissuta più come un supplizio che come opportunità per migliorare lo stato e fisico e psichico.

Anch'io, del suo stesso avviso, avevo sostenuto che la palestra procurava in me la stessa gioia di vivere che provo quando vado ad una veglia funebre e incredibile a udirsi avevo riscoperto le virtù benefiche del nuoto.

Gli argomenti della nostra conversazione erano i più svariati,  il lavoro usurante e snervante, lo sport, i libri letti durante l'anno, i film visti, ma lo spirito non era più quello scanzonato di qualche ora prima, nel giardino dell'Ale.

Nessuna di noi aveva il coraggio di scoprire le carte e di parlare di quello che in realtà avevamo bosogno di condividere.

A rompere il ghiaccio era stata Roberta che, con semplicità e immediatezza, aveva riportato il discorso sulla reclusa delle Pirelli.

Com'era possibile, nel 2018, che una donna, cresciuta in una dimensione culturale e magari sociale differente dalla nostra, potesse vivere isolata dal resto del mondo, un mondo che, in questo caso, si limitava a una cinqantina di persone, qualche gallina, un paio di conigli e, proprio a voler essere esotici, le pecore cornelle di Giuliano?

Secondo Alessandra, che abita più vicina alla grande casa del bosco, forse più che una scelta, la condizione della donna era legata ad un'imposizione.

Ridendo amaramente, avevo fatto notare come il tutto, sembrasse la trama di una giallo estivo.

Il riso si era subito smorzato sulle nostre labbra, perchè un conto è la finzione e ben altro è essere testimoni di una stortura.

Sempre l'Ale, la più informata tra noi, ci aveva un po' per sommi capi riassunto quanto i paesani andavano dicendo della stranissima coppia.

A fare la spesa, non andavano, come già aveva detto Daniela. Mai un caffè o un gelato al bar della Gina e di Silvano, unico ritrovo del paese.

E' vero che la compagnia non era tanta e che, purtoppo, come nefastamente previsto dallo zio Eliseo, si sarebbe sempre più assottigliata, tre, infatti, se ne erano andati a miglior vita nel corso dell'inverno, ma qualcuno con cui scambiare due parole, lo si trovava sempre.

Maurizio, che del bar è un assiduo frequentatore, sosteneva che ma che moglie e moglie, quella lì sarà la badante del professore! Ma l'avete visto, sembra un cinghiale? Fa fatica persino ad entrare in auto, e sì che è pure un Suv, mica balle. Sta fuori dal mattino alla sera, mangia come un maiale, qualcuno dovrà ben prepararne. E poi, intelligente quanto vuoi, ma sai che stomaco stare con qullo lì?

La posizione della Marina, colonna del paese, era completamente divergente da quella di Maurizio e della sua fazione.

Lei, proprio lei, con i suoi occhi, che non ci vedranno più come una volta, ma non sono mica orba! Lei, quando il mese prima era stata a Parma con Nazzareno, per la visita alle anche, lei, sì, l'aveva incontrato in centro con una donna, che guarda mi gioco un mese di pinnacolo con la Cristina, era la moglie.

E poi insieme c'erano anche dei fiolini, due ragazzotti che somigliavano tutti al professore: bassini, ciuntini, neri di capelli.

Altro che badante, quello lì la sa lunga. Con la storia degli insetti e degli esperimenti da fare sul ciliegio di Sirio, si fa la doppia vita.

E' l'amante, altro che badante e la tiene in casa perchè così, meno si sa e meno rischia. Ma lo sapete in ottantotto anni quante di queste porcate ho visto? Non c'è mica bisogno di venire da Parma vee? Anche su di qui ... ne avrei da contare!

Insomma, alla conclusione del resoconro di Alessandra eravamo più confuse di prima, ma almeno avevamo raggiunto Primaore, dove ci eravamo fermate nel piccolo bar della Proloco per brindare con un fresco spumantino al nostro esserci ritrovate.

La sosta non poteva essere lunga, ci attendeva il ritorno e le ore erano orami trascorse. Così, gambe in spalla, avevamo imboccato di nuovo il bosco.

Alessandra apriva la fila: il passo fermo e sicuro di chi è abituata a macinare chilometri su per i monti.

Dietro, a circa un cinque minuti di distanza, Roberta e io, più malferme nel cammino, complice anche il bicchierino che si aveva reso le gambe un po' troppo molli. Così procedevamo mettendo una piede davanti all'altro senza fretta, attente a non ruzzzolare per terra.

Eravamo ormai in prossimità del borgo quando il silenzio del tardo pomeriggio era stato squarciato dal grido di Alessandra.

Temendo che fosse caduta e, ancor più, che avesse fatto un incontro non desiderato, magari con un cinghialotto, avevamo accelerato il passo.

Raggiutala, l'avevamo trovata accasciata a terra, il viso sconvolto in una smorfia di terrore.

Non parlava ma indicava un qualcosa a circa un cinque metri di distanza.

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