STRANI INCONTRI

Martedì sera, ore 19:45 appuntamento alla Pazzeria con Maria e Fiorenzo per un ultimo brindisi prima della partenza.

Per chi non conoscesse ancora questo locale ... si tratta di un pub con ottime e svariate birre, ma ... attenti al costo del rum, potrebbe farvi bruttissimi scherzi

Siamo al tavolo che ce la raccontiamo e ce la ridiamo quando si gira l'uomo che siede davanti a noi.

E' solo, sopra il suo tavolino un boccale di scura. E fino a qui, nulla di strano.

Io stavo esprimendo il desiderio di frequentare un corso di teatro, e l'uomo mi dice che la sorella è un'attirice.

Inizia in questo modo un po' slavato uno scambio di poche battute.

Poi il silenzio. Noi riprendiamo la nostra conversazione e lui torna al suo bicchiere.

Di colpo si rigira e inizia tutta una tirata (almeno un'ora) sulla sua vita. Dagli studi, alla delusione lavorativa, al facile potere del danaro, alla sua separazione con la moglie, agli alimenti che le deve versare mensilmente, un terzo del suo stipendio, terzo che, nel corso del suo sproloquio, veniamo a sapere corrispondere al nostro mensile ... mecojo, mi viene da dire

E poi il figlio, non cercato, ma ora sua unica ragione di vita, la madre, ricamatrice per la Fabbri editori, e quindi la sciura Fabbri, che gioca benissimo a golf, la madre, ora in terapia per una carcinoma, il padre, bellissimo uomo in gioventù, ma una vera carogna di veneto e poi di nuovo lui, lui, avvocato deluso, una brutta persona, che non sa amare, risucchia il midollo a chi gli sta vicino, annienta e vampirizza, lui che ancora una ventinna di anni e poi si fa la licenza di caccia per avere un fucile e tirarsi un colpo alla testa, ma non alla tempia, no, lì è poco preciso, meglio sotto il mento o all'interno della cavità orale, più sicuro, poi di nuovo il figlio, poi la depressione, il volersi annientare ...

Un monologo davvero incalzante e ben cadenzato, con le giuste ripetizioni, le giuste pause, il richiamo costante a situazioni e persone, le stesse frasi, le stesse parole che ricorrono nel corso del discorso quando questo sembra deviare altrove, poi un sorso di birra per dissetarsi e poi di nuovo a briglia sciolta: madre, moglie, figlio, sorella, padre, lui e via e via via fino a che ...

Una frase buttata lì velocemente mi accende un dubbio che, fioco, aveva iniziato a farsi avanti nella mia testa.
"Ma se io stessi recitando ..."

Ecco troppo ben congeniato il suo pezzo per essere davvero la svomitazzata di uno che è ciucco tradito e vuole un paio d'orecchie a cui riversare il proprio sto male.

Poi il monologo riprende

Si offre pure di pagarci il bevuto che, a ben vedere, se davvero davvero era reale e non finzione, un'ora di terapia gli sarebbe costata poco meno

Noi gentilmente (beoti!!) rifiutiamo l'offerta e ci apprestiamo a pagare il conto: una sberla che ancora adesso mi brucia.

Tanto per intenderci, abbiamo pagato MENO al ristorante libanese dove abbiamo mangiato da dio e abbiamo bevuto un buonissimo vino locale.

Ma sai com'è il rum, lui, il proprietario del locale, ne ha anche da 40 euri al calice ... calice, parliamone, un culetto di calice

Comunque, ancora adesso mi chiedo se l'incontro di martedì sera sia stato un buon pezzo teatrale o lo scontrarsi con il moderno "Male di vivere"

Come direbbe il buon Pirandello "Così è (se vi pare)"
Notte

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