Una valigia da riempire

Dopo una serara di festa e cibo e vino, tanto, e amici c'è il giorno dopo, fatto di ricordi sfumati, frammenti di frasi, incastri di immagini, voci che riemergono da un passato vicino e già andato.

Resta quel senso di malinconia, come un saluto dalla banchina del treno metre i volti a poco a poco sfuggono alla nostra vista e timida una mano lascia la propria impronta sul finestrino.

Arriva il momento della partenza, dei progetti estivi, delle valigie da riempire con ciò che del nostro quotidiano non vogliamo o non possiamo fare a meno.

Interrompere quell'equilibrio, spesso precario e soggetto a incrinature, che ci siamo costruiti durante l'anno per ricostruirne uno in cui al centro non ci sia più il lavoro, ma un vuoto da riempire con tutti quei "lo faccio domani" che, come una litania, abbiamo recitato per mesi.

Quindi la smania di dissotterrare quel tesoro sbirciato furtivamente e ricoperto con cura affinchè si potesse custodire per un tempo migliore. Quello della vacanza.

L'istantanea dell'attesa, forse è questo il momento migliore, quando, nel preparare i bagagli, infiliamo tra una pantalone e una maglietta tutti i nostri migliori propositi.

Si cerca di fare incetta di felicità per quando il logorio del "bisogna fare" prenderà il posto del "ho voglia di fare", come il nuotatore che, prima dell'immersione, prende fiato per resistere alla fatica del percorso.

Dovrei essere al settimo cielo, invece provo come un vuoto alla bocca dello stomaco, quasi una paura latente di un ignoto prossimo.

O forse è la stanchezza dell'anno lavorativo appena lasciato alle spalle che mi porta a dormire e a sentirmi sempre un po' fiacca.

Vorrei leggere, leggere con i ritmi che mi appartengono, ma  le braccia ancora fanno i capricci nel tenere la postura.

E poi l'altro progetto rimasto in sospeso che da sei mesi attende che io torni ad occuparmi di lui.

Temo la rilettura di quanto scritto lo scorso inverno. Temo di non riconoscermici più. Temo le parole usate, appartenenti ad un tempo vicino ma assai diverso a quello attuale.

Ma è lì che mi aspetta, io l'ho partorito e io devo prendermene cura, ora che le dita sono tornate a battere sulla tastiera.

Ecco un altro proposito da mettere in valigia.






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