Un tuffo nel passato...prossimo
UN TUFFO NEL PASSATO...PROSSIMO
Sembra trascorso un secolo da quando, riuniti davanti ad un televisore con tubo catodico, ci si posizionava con VHS in mano e videoregistratore per assisteste alla proiezione di film, magari registrati in modalità domestica.
Qualche sera fa abbiamo rispolverato il vecchio lettore di videocassette è una altrettanto anziano film, pezzo cult della mia generazione:”Turne” di Gabriele Salvatores.
Come è rassicurante il rumore meccanico del nastro che si riavvolge... E poi pronti via, il film ha inizio.
Mi ha fatto tenerezza proiettarmi indietro di un ventennio. Mi sono ritrovata di colpo studentessa universitaria col tempo e il mondo davanti.
Le serate con gli amici a guardare e riguardare pellicole diventate imprescindibili per la sopravvivenza del gruppo; ripetere a memoria le battute e poi ridere come matti.
Una birra, seduti per terra, magari scomodissimi, va bene, tutto accettabile, purché si stia insieme.
Davvero come dice il mitico Guccio, “a vent’ anni si è stupidi davvero”, ma che meraviglia la sensazione di ridere per ridere senza preoccupazioni o ansie per il futuro. Un futuro che ti sembra illimitato per possibilità e opportunità .
Sensazione che invidio al mio essere ragazza, quando tornata a casa dopo serate piene di allegria, mi andavo a stendere sul letto dei miei genitori, che, nel frattempo tentavano di guardare la TV. La netta sicurezza di essere nel proprio nido, dove nulla di male poteva accadere.
Poi qualcosa muta, qualcuno di troppo importante viene a mancare e ti rendi conto che tutto ha una fine, anche quella spensieratezza che ti aveva accompagnato fino a pochi istanti prima.
Allora anche "Turne” non ti riesce più a travolgere come prima: le risate sono accompagnate da un retrogusto di amaro che proprio non ne vuole sapere di andarsene.
Passa il tempo, le infinite possibilità si riducono fino a diventare finite e ogni giorno ti trovi a fare i conti con una realtà che avevi rimandato a domani.
Poi ti ritrovi una vecchia videocassetta tra le mani, il titolo scritto a penna sul bordo di carta adesiva, tagli di spot pubblicitari alla “boia di un Giuda”, e ti vedi sorridere con bonaria tenerezza di quella che eri.
Il tloc tloc del VHS che viene sputato dal videoregistratore e sei di nuovo nel 2016.
E buonanotte.
Sembra trascorso un secolo da quando, riuniti davanti ad un televisore con tubo catodico, ci si posizionava con VHS in mano e videoregistratore per assisteste alla proiezione di film, magari registrati in modalità domestica.
Qualche sera fa abbiamo rispolverato il vecchio lettore di videocassette è una altrettanto anziano film, pezzo cult della mia generazione:”Turne” di Gabriele Salvatores.
Come è rassicurante il rumore meccanico del nastro che si riavvolge... E poi pronti via, il film ha inizio.
Mi ha fatto tenerezza proiettarmi indietro di un ventennio. Mi sono ritrovata di colpo studentessa universitaria col tempo e il mondo davanti.
Le serate con gli amici a guardare e riguardare pellicole diventate imprescindibili per la sopravvivenza del gruppo; ripetere a memoria le battute e poi ridere come matti.
Una birra, seduti per terra, magari scomodissimi, va bene, tutto accettabile, purché si stia insieme.
Davvero come dice il mitico Guccio, “a vent’ anni si è stupidi davvero”, ma che meraviglia la sensazione di ridere per ridere senza preoccupazioni o ansie per il futuro. Un futuro che ti sembra illimitato per possibilità e opportunità .
Sensazione che invidio al mio essere ragazza, quando tornata a casa dopo serate piene di allegria, mi andavo a stendere sul letto dei miei genitori, che, nel frattempo tentavano di guardare la TV. La netta sicurezza di essere nel proprio nido, dove nulla di male poteva accadere.
Poi qualcosa muta, qualcuno di troppo importante viene a mancare e ti rendi conto che tutto ha una fine, anche quella spensieratezza che ti aveva accompagnato fino a pochi istanti prima.
Allora anche "Turne” non ti riesce più a travolgere come prima: le risate sono accompagnate da un retrogusto di amaro che proprio non ne vuole sapere di andarsene.
Passa il tempo, le infinite possibilità si riducono fino a diventare finite e ogni giorno ti trovi a fare i conti con una realtà che avevi rimandato a domani.
Poi ti ritrovi una vecchia videocassetta tra le mani, il titolo scritto a penna sul bordo di carta adesiva, tagli di spot pubblicitari alla “boia di un Giuda”, e ti vedi sorridere con bonaria tenerezza di quella che eri.
Il tloc tloc del VHS che viene sputato dal videoregistratore e sei di nuovo nel 2016.
E buonanotte.
Commenti
Posta un commento