Andrea Riccardi
LA STRAGE DEI CRISTIANI
Mardin, gli armeni e la fine di un mondo

Non si tratta di un romanzo e non è neppure un testo ibrido a metà tra storia e racconto.
La strage dei cristiani è un puro saggio di storia, molto per addetti ai lavori, con apparato critico vasto e completo.
Molte le testimonianze riportate da chi è stato testimone di questa tragedia consumatasi nel pieno della prima guerra mondiale.
La lettura non è faticosa, anche se, talvolta, la ricca documentazione tende a frenarne la scorrevolezza.
Perché leggerlo, allora?
Perché sulla strage degli armeni e dei cristiani consumatasi nel 1915 in Turchia ancora poco se ne parla e per troppo tempo è stata taciuta la verità.
Una verità talmente scomoda da essere stata rimossa per quasi un secolo.
Una verità così pesante da gestire che, ancora oggi,  il governo turco stenta ad ammettere le atrocità che si compirono ai danni di uomini, vecchi, donne e bambine.
1915, impero ottomano: viene decisa a tavolino l’eliminazione di un intero popolo, quello armeno, che da secoli convive col mondo islamico.
Deportazioni, massacri, violenze si susseguono tra giugno e agosto alla luce del sole.
Tutti vedono, tutti sanno, alcuni cercano di mettere in guardia le vittime, di aiutarle a sfuggire ad un destino atroce, ma i più collaborano con le forze turche e curde che mettono in atto le barbarie.
Pogrom nei confronti degli armeni si erano già verificate tra il 1894 e 1896, ma la strage del 1915 apporta una terribile novità rispetto alla precedente: la scientificità e la metodicità con cui viene prima studiata e poi realizzata.
Per la prima volta nel corso della storia si pianifica politicamente e militarmente l’eliminazione di un popolo.
La storia del popolo armeno e della sua tragedia era già stata magistralmente raccontata da Antonia Arslan nel romanzo La masseria delle allodole, divenuto poi film con la regia dei fratelli Taviani, ma rispetto alla letteratura precedente il testo di Riccardi ha il merito di focalizzare l’attenzione anche su un aspetto poco o per nulla studiato: la distruzione della città di Mardin e dei cristiani.
Mardin, città cosmopolita in cui le differenti religioni convivevano pacificamente e in cui i cristiani praticavano il loro culto all’interno delle numerose chiese.
Contro i cristiani, cattolici e non, si scatena la stessa furia distruttrice che colpisce il popolo armeno, con l’aggravante che su di loro non pendeva neppure il sospetto, per altro poco attendibile, di tradimento nei confronti delle truppe russe.
Riccardi ricostruisce e analizza le cause, presunte o reali, che portarono ai massacri prima citati: accuse di tradimento, la proclamazione del jihad nei confronti delle forze dell’Intesa. E poi i motivi economici, dettati dalla volontà di espropriare armeni e cristiani delle loro proprietà e prenderne il posto a livello economico e sociale per creare una nuova borghesia musulmana.
Una storia già conosciuta che sa di Terzo Reich.
Fa sorridere, di un riso amaro però, sapere che tra le fonti documentarie che hanno permesso la ricostruzione di questa porzione di storia, molte sono proprio tedesche. Tenenti, soldati che assistettero al genocidio e che ne diedero un giudizio negativo.
Come a dire che dalla storia proprio nessuno vuole imparare, se dopo circa vent’anni sarà proprio il popolo germanico a macchiarsi delle stesse colpe.

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